Individuazione dell’area
L’area interessata all’attività estrattiva è sita a Sud-Ovest di Isola del Piano (PU) sul lato sinistro del fosso del Tinaccio o fosso della cava, è accessibile percorrendo la strada privata detta del fosso della cava che si innesta, più in alto, in prossimità di quella che un tempo era la strada vicinale “della Cecilia”, sopra la località denominata “La Fossa di Sopra”.
L’area è distinta al catasto terreni del comune di Isola del Piano al Foglio 20 mappali n° 45, 46, 47, 48, 49 e 50 (per mq. 16.393) e sempre del Foglio 20 mappali 6, 12, 14, 16, 20, 25, 35, 36, 37, 38, 40, 41, 52, 53, 55, 56, 57(parte per mq. 50.000), 59, 61,62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, al Foglio 23 mappali n° 1, 2, 3, 4, 5, 6, 10, 28, 29, 30, 31 e 32 ( per mq. 710.063). La superficie a disposizione totale è quindi mq. 726.456.
L’area è inoltre individuabile sulla tavoletta I.G.M. “Fossombrone”, II S.O. F°109 della carta d’Italia. Sull’ortofotocarta Regionale in scala 1:10.000 ricade nella sezione n° 280060 “Isola del Piano.”
Caratteristiche geolitologiche
L’area in questione è posta sul versante Nord, Nord-Est dell’Anticlinale delle Cesane.
La geologia del luogo non è particolarmente complessa, in quanto l’area in esame si presenta come una monoclinale che passa in continuità stratigrafica dall’era Mesozoica alla Cenozoica, da formazioni di epoca Cretacica di età Cenomaniana-Turoniana a formazioni di età Cattiano-Priaboniana dell’Oligocene, in particolare le formazioni che incontriamo dal basso verso l’alto nella serie stratigrafica sono le formazioni più presenti nella regione: Scaglia Rossa, Scaglia Variegata e Scaglia Cinerea.
a) Scaglia Rossa
E’ la formazione più antica presente nell’area in esame, la sua età va dal Cenomaniano (Cretacico superiore) al Luteziano (Eocene). Affiora per erosione nelle incisioni vallive dei corsi d’acqua che solcano, in direzione ortogonale al suo asse, la struttura anticlinalica dei Monti della Cesana seguendone le linee di massima pendenza.
E’ caratterizzata in generale da strati calcarei e calcareo marnosi bianchi con marne rosse intercalate con strati spessi da pochi centimetri ad un massimo di circa 30 centimetri.
La formazione può essere suddivisa in cinque membri dal basso verso l’alto:
– Selcifero inferiore con calcari da bianchi e rosati selciferi. La selce è presente in letti e noduli.- Marnoso, con strati marnosi rosa.- Calcarenitico caratterizzato da calcari bianchi e rosa, con intercalate evidenti calcareniti ben riconoscibili per i caratterigranulometrici nonché per la presenza di strutture torbiditiche.- Marnoso Calcareo con presenza di calcari bianco rosati e marne rosa.- Selcifero Superiore con calcari in strati biancastri e rosati, con intercalati giunti marnosi rossicon selce in letti e noduli.
Nella zona in esame la formazione è stata rinvenuta con le seguenti caratteristiche:
– Membro selcifero inferiore, costituito da calcari bianchi e rosati con presenza di selce rossa in letti e noduli. – Membro calcarenitico, con strati calcarei da bianchi a rosa, e intercalazione di livelli calcarenitici, poco rappresentati nell’area in questione.
Alla base dell’unità sono presenti livelli più marnosi probabilmente corrispondenti stratigraficamente al membro marnoso che nell’area in esame non è presente in maniera evidente. – Membro marnoso calcareo, con spessore di circa 5 metri, qui rappresentato da strati marnosi di colore rosa.- Membro selcifero superiore costituito da calcari in strati biancastri e rosati, con intercalati giunti marnosi rossi di spessore centimetrico, con presenza di selce in letti e noduli.La potenza di questa unità nel Fosso del Tinaccio raggiunge uno spessore di circa 80 metri.
b) Scaglia Variegata
Segue in continuità stratigrafica la Scaglia Rossa, il limite tra le due è infatti posto in corrispondenza del tratto dell’ultimo strato contenente selce rossa. Lo spessore della formazione in zona limitrofa, lungo il Fosso del Rio Tinaccio, è stato valutato in circa 10 metri.L’età della formazione va dall’eocene medio all’eocene superiore.Tale formazione è caratterizzata da un’alternanza di calcari bianchi e bianco rosati, marne calcaree e marne di colore rosa, rosso vinato e grigio verdastro. Nella parte alta, più marnosa, la colorazione varia irregolarmente anche in senso laterale, da rosato a grigio. Gli strati sono sempre piuttosto sottili, con spessori compresi tra 5 e 18 cm..Il contenuto marnoso aumenta dal basso verso l’alto della formazione, infatti in prossimità del limite inferiore si trovano strati calcarei del tutto simili a quelli della sottostante Scaglia Rossa, da cui vengono distinti per l’assenza della selce. Salendo gli strati marnosi diventano invece sempre più frequenti e spessi, fino a prevalere sul quelli calcarei che a loro volta divengono via via più marnosi. L’erodibilità e l’alterabilità della Formazione cresce di pari passo con il contenuto in marna, tanto che i litotipi calcarei della parte basale appaiono compatti o con fratturazione a blocchi, mentre procedendo verso la parte superiore si hanno litotipi che in affioramento si presentano in generale alterati con la formazione di lamine e scagliette.L’erosione differenziata è ben visibile anche lungo i versanti circostanti l’area di interesse, infatti le zone caratterizzate da litotipi calcarei hanno maggiore acclività rispetto a quelle con materiali marnosi con formazione al passaggio di rottura di pendenza.Il passaggio alla soprastante formazione della Scaglia Cinerea è graduale, lo si fissa comunque in corrispondenza dell’ultimo strato di colore rosso.
c) Scaglia Cinerea
E’ la formazione più recente del gruppo delle Scaglie, di età compresa tra l’Eocene Superiore e l’Oligocene, chiudendo il ciclo Titonico-Oligocenico iniziato nella regione con la deposizione della formazione della Maiolica.La formazione, che nella regione raggiunge uno spessore massimo di circa 200 metri è caratterizzata da litotipi marnoso–calcarei e calcareo marnosi.La parte basale della Formazione è più calcarea , con alternanza di strati marnoso calcarei biancastri e marne grigie e grigio-verdastre con strati sottili (10-20 cm.). La parte superiore rasenta invece litotipi prevalentemente marnosi con marne grigio – verdastre a stratificazione poco evidente.Poiché i litotipi sono facilmente alterabili ed erodibili, gli affioramenti sono spesso coperti dacoltri di minute scagliette derivanti dal disfacimento dei materiali.Questa formazione, anche se di poco, è esterna alla zona in esame.
La formazione oggetto di coltivazione è pertanto rappresentata da un’alternanza di calcari marnosi bianco rosati con intercalazioni marnose . I calcari si presentano ben stratificati, con spessore di ogni singolo strato compreso tra 5 cm. e 30 cm. L’estrazione riguarderà i calcari che compongono la formazione della Scaglia Rossa ed in particolare il membro Selcifero Superiore ed il membro Calcarenitico.
Caratteristiche geomorfologiche
L’ambito estrattivo si sviluppa a Sud Ovest dell’abitato di Isola del Piano, in sinistra orografica del Fosso del Tinaccio che di seguito da origine al Fosso della Cava, in corrispondenza del versante Nord – Nord Est dell’anticlinale delle Cesane, sul versante del colle denominato “La Cecilia”.
Il fosso del Tinaccio ha origine dai monti delle Cesane, ed incide esclusivamente litotipi calcarei e calcareo-marnosi. La vallecola cui da origine è stretta, tipica di queste litologie e di un ruscellamento piuttosto rapido di tipo torrentizio che ha dato origine in presenza di rotture di pendio (quale può essere l’immissione all’interno di una valle di ordine superiore) a depositi tipo conoide di varia entità. Nella fattispecie il deposito alluvionale presente nell’area di cui sopra è del tipo conoide, ma di modeste dimensioni a causa della non eccessiva variazione di pendenza che ha quindi permesso alle acque ruscellanti di mantenere il loro moto torrentizio e, di conseguenza, la loro capacità di portata solida.
Particolare di notevole rilevanza è l’assenza di attività erosiva, di trasporto e di deposizione recente e attuale all’interno del fosso in esame, fatto questo imputabile all’opera di forestazione e rimboschimento attuata in questi ultimi 50 anni dalla Guardia Forestale dello Stato, che ha in tutela i soprastanti monti delle Cesane.
Allo stato attuale possono considerarsi forme relitte sia il fosso che il modesto deposito alluvionale presente al suo piede.
Sui versanti del Fosso del Tinaccio si hanno forme da ruscellamento generalmente diffuso fatto salvo sporadici canaletti naturali, ortogonali alla valle, che indicano un ruscellamento modestamente concentrato, non tale quindi da determinare chiare forme di erosione e conseguente modellamento di versante.
Nonostante la elevata acclività dei versanti del Fosso del Tinaccio, questi hanno una notevole stabilità, determinata ovviamente dalla litologia, ma anche fortemente favorita dalle giaciture degli strati (in reggipoggio) della scaglia rossa.
Le pendenze del versante varia col variare del luogo ove vengono misurate, dall’analisi geometrica si può considerare una pendenza naturale media sull’orizzontale del 75 – 80 % (41- 43c),mentre in corrispondenza dei fronti abbandonati relativi alle vecchie cave le pendenze aumentano fino a diventare subverticali (195 – 283%).
L’area interessata dal rilevamento geologico è stata anche oggetto di indagine geomorfologica allo scopo di individuare eventuali processi in atto e/o potenziali.
Dal suddetto studio è scaturita la carta geomorfologica in scala 1:1.000 con segnalati i fenomeni morfodinamici attivi, quiescenti e inattivi.Sono numerose le forme quiescenti ed inattive di origine fluvio-torrentizia in quanto il ridotto bacino imbrifero ed il suolo ricoperto da vegetazione spontanea e/o alloctona hanno interdetto lo scorrimento erosivo e concentrato di acqua nell’alveo del fosso e se non interverranno significativi cambiamenti ambientali non si potrà avere la riattivazione delle suddette forme.Nei versanti del fosso del Tinaccio si sono instaurati canaletti di erosione concentrata che governano il ruscellamento altrimenti diffuso. Questi canali seguono con ogni probabilità linee di frattura e conseguente erodibilità della roccia quale diaclasi, così diffuse nella formazione della scaglia rossa.Altro importante processo morfologico segnalato nel rilievo è la corona di frana nel fianco sinistro del fosso, corona che non desta particolare preoccupazione considerato il già avanzato rimodellamento in atto da parte degli agenti meteorici e dell’azione della copertura vegetale.Sullo stesso versante in prossimità delle aree di vecchia estrazione, le scarpate a ridosso del Fosso del Tinaccio sono state oggetto di deposito di detriti o sfridi di lavorazione provenienti dalle attività estrattive precedenti, in quanto allora era preso in considerazione solo il prodotto mercantile pietra da taglio, da muro o per massicciata stradale e, le scaglie non erano commerciabili.
Allo stato attuale solo un area molto ristretta manifesta instabilità pertanto occorre agire su questa area con particolare cautela usando tecniche di scavo che permettano di operare in condizioni di sicurezza.
Caratteristiche tettoniche
La zona in esame si trova sul fianco esterno della struttura anticlinalica dei Monti della Cesana. Nell’area si riscontrano tre fondamentali sistemi di faglie: il principale ha direzione appenninica circa 110°-120° Nord, gli altri hanno direzione di circa 0°-20° Nord e 40°-60° Nord, quindi chiaramente antiappenniniche.Le faglie appenniniche sono dotate di una notevole continuità, legate come sono allo sviluppo orogenico dell’arco montuoso di cui fanno parte.Le faglie antiappenniniche sono invece maggiormente legate alle singole deformazioni delle strutture minori, quale è l’anticlinale delle Cesane all’interno della Dorsale Marchigiana. Le faglie rilevate nell’area in esame non hanno dei forti rigetti, per lo più contenuti nell’ordine di un metro o poco più.Il sistema di fratturazione è ovviamente parallelo ai sistemi di faglie, ma quello più evidente ha una direzione di circa 30° Nord ed ha determinato anche la direzione del fosso, creando una direttrice preferenziale al ruscellamento ed alla conseguente erosione.Pur rimanendo da verificare l’assetto strutturale in termini di verifica delle fratture, si è già osservato che l’intera area risulta interessata da un complesso di faglie ben osservabili alla scala dell’affioramento, delle quali, è particolarmente significativo il sistema orientato Nord-Sud.
Aspetti o note paleontologiche
Su queste rocce l’interesse paleontologico è scarsissimo. Sono presenti in abbondanza solo resti di foraminiferi (protozoi unicellulari). Accertato che rinvenire fossili nella scaglia rossa è arduo, diventa quasi impossibile rinvenirli nella scaglia variegata e cinerea.Possono trovarsi le seguenti microfaune: Rotalipora appenninica, Globotruncana helvetica e Globorotalia aragonensis.
In bibliografia (R. Selli “Il Bacino del Metauro) si riportano i seguenti fossili macroscopici rinvenuti entro la formazione della scaglia bianca e rossa: Fucoidi, Amorphospongia ficoidea (Gld.), Clypeaster leskei (Gld.), Pygorhyncus sopitianus d’Arch., Archiacia nasica, Ananchites ovata (Lam), Stenonia tuberculata Des, Offaster globulosus de Lor, Cardiaster italicus. Tali rinvenimenti confermano l’esistenza nella scaglia di tutti i piani del Cretaceo sup. dal Cenomaniano al Maestrichtiano; essi però non permettono, sia per l’estrema rarità, sia per l’incertezza delle località di raccolta, di stabilire una stratigrafia di dettaglio.
Questo problema è stato affrontato da O. Renz (Stratigraphische und mikropaleontologische Untersuchung des Scaglia im zentralen Apennin, Basel 1936) il quale ha individuato le seguenti zone stratigrafiche:
a) Scaglia bianca con noduli selciferi con Globotruncana appenninica, Cenomaniano;b) Scaglia rossa con noduli selciferi con Globotruncana lapparenti, Turoniano e Campaniano;c) Scaglia rossa senza noduli di selciferi con Globotruncana lapparenti, Maestrichtiano;d) Scaglia rossa senza selci con Globorotalia e Globigeriana, Eocene inferiore;e) Scaglia rossa con selci con Globigerina, Eocene medio;f) Alternanze di Scaglia rossa e Cinerea, Eocene medio.
Nella scaglia cinerea, salvo qualche raro resto indeterminabile, non sono stati rinvenuti fossili di valore stratigrafico. Talora sono presenti microfaune isolabili dalle quali è possibile stabilire la presenza dell’Eocene sup. e di tutto l’Oligocene fra queste si citano: Globoratalia centralis, Hantkenina dumblei e Globoquadrina selli.
Note geologiche – tecniche
L’area di cava in senso stretto è ubicata sul versante sinistro del Fosso del Tinaccio, l’estrazione riguarderà i calcari che compongono la formazione della scaglia rossa ed in particolare il membro selcifero superiore ed il membro calcarenitico.Il metodo di coltivazione, descritto nell’apposito capitolo, è dovuto alla sua maggiore adattabilità alle modalità di recupero ambientale o ricomposizione ambientale che verranno debitamente descritte.Il versante sinistro del fosso del Tinaccio è caratterizzato da giaciture a “reggipoggio” ed a “traversapoggio”, cose, queste, particolarmente favorevoli per quelli che sono i lavori estrattivi, in quanto, la particolare giacitura degli strati assicura la già buona stabilità dei versanti in questo tipo di litologie. Anche se la zona oggetto del rilevamento geologico è attraversata da faglie, essendo queste di piccola entità non hanno comportato una fitta fratturazione delle rocce circostanti limitando in genere la cataclasi ad uno spessore minore del metro.A seguito delle suindicate favorevoli circostanze i pendii del Fosso del Tinaccio, in particolare quello sinistro, sono caratterizzati dalla assenza di fenomeni gravitativi ed evidenziano così quella notevole stabilità di cui sono dotati.
Idrografia ed Idrogeologia dell’area
La distribuzione superficiale e sotterranea delle acque nell’ambito oggetto del presente studio, è condizionata dai numerosi fattori che vanno dalla conformazione geologica del territorio in senso lato, alla sua struttura morfologica, alla quantità ed al tipo di precipitazioni, al reticolato idrografico e ad altri elementi minori. L’area esaminata non è interessata da alcuna falda idrica sotterranea, anzi, questa risulta essere sottostante alle quote di lavorazione più basse.Nell’ambito degli scavi effettuati nel passato, non sono stati messi a giorno livelli di falda. Anche negli scavi futuri non si prevede comunque di intaccare dei livelli di falda, in quanto la posizione degli stessi non cambia in rapporto alle quote delle falde esistenti.Sul fronte possono talora manifestarsi limitati stillicidi, legati essenzialmente alle piogge; peraltro la conformazione del versante, nella parte sommitale, è tale da non permettere la concentrazione e l’accumulo di acqua piovana.Considerando l’idrografia, attuale e a risistemazione ultimata, delle sole parti più direttamente connesse con l’intervento proposto, l’area e soggetta unicamente all’effetto delle acque meteoriche, ed eventualmente, allo scioglimento delle nevi.Tenuto conto della buona permeabilità della formazione dovuta essenzialmente alla fratturazione primaria e secondaria, allo stato attuale non è dato riconoscere deflussi superficiali di una certa rilevanza dato che per la natura intrinseca del substrato gli stessi si estinguono in un arco di tempo sufficientemente breve successivamente alle precipitazioni. Le eventuali acque di ruscellamento provenienti dal versante vengono comunque convogliate verso il Fosso del Rio Tinaccio. attraverso una rete di piccole incisioni del terreno, per il percorso più breve ma che, allo stesso modo, non dia corso a ruscellamenti.Nel versante opposto, e più a valle, sono presenti piccole sorgenti stagionali che non hanno alcuna relazione con l’ammasso oggetto degli scavi.
L’ambito estrattivo si svilupperebbe sul versante sinistro del Fosso Rio Tinaccio che ne costituisce il naturale limite Sud, insieme alla strada che si sviluppa sull’incisione creata dallo stesso corso d’acqua. Il fosso ha un regime torrenziale, con periodi di secca estesi quasi all’intero anno; il limite nord è rappresentato dalla strada vicinale privata che conduce dopo la cascina “La Cecilia” sulle Cesane.
La ditta esercente si doterà della certificazione ambientale in conformità alle norme UNI EN 14001, in compatibilità con le norme per la certificazione di Sistemi di Gestione per la Qualità UNI EN 9001, quale passo propedeutico per la successiva Registrazione EMAS.